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Anno 2021: ma effettivamente cosa è il metaverso ? cit
Puolo, Marina della Lobra, Punta Lagno, Mitigliano, Punta Campanella, Ieranto, Marina del Cantone: percorrendo il semi periplo di Massa Lubrense si naviga tra mito, storia, sapori, odori in un vortice che toglie il fiato e che concilia il sacro e il profano: in questa terra/mare gli ulivi, oltre all’ottimo olio, “argentano” le discese a mare inframmezzate da chiese e monumenti che, partendo dall’antichità, arrivano ai giorni nostri sussurrandoci che la bellezza è nel vivere il momento.
Districarsi tra le fonti storiche per giungere all’etimologia della toponomastica è sempre cosa ardua ma, in questo caso, non è da meno. Ampiamente diffusa la teoria che che il nome composto della cittadina derivi dal latino Massa (tenuta, luogo adibito alla cultura), ma basti pensare che Massa è un toponimo largamente diffuso in tutta Italia, laddove è inteso a rappresentare una zona di “rocca” e, quindi, sembra chiaro che ci si riferisca alla zona dell’Annunziata, uno dei più antichi centri storici del paese, che appunto è una rocca.
Si è tutti d’accordo invece per la seconda parte del nome: lubrense stia a significare propriamente “della lobra” e cioè luogo dedicato al tempio (delubrum) essendo lì collocato un tempio dedicato alla dea Minerva.
In un’esplosione di verde incontaminato l’oblungo territorio lubrense propende, con la sua peninsularità nella penisola, verso la piccola Isola di Capri. Per la sua conformazione ha la fortuna di essere bagnata sia dal Golfo di Napoli che dal Golfo di Salerno e può godere, così, di due panorami distinti ma egualmente incantevoli.
La zona collinare non è dissimile dal resto dei monti lattari e la zona marina è caratterizzata da numerose piccole baie che sembrano disegnate, nella loro straordinaria bellezza, all’interno costoni calcarei che si alternano a piccole e suggestive grotte.
Del territorio lubrense si sa con certezza che fu abitato fin dai tempi preistorici grazie ai resti archeologici, di epoca neolitica, ritrovati nella grotta delle Noglie che si trova nell’incantevole Baia di Ieranto.
In tempi successivi si ha notizia dell’insediazione di una colonia greca grazie al tempio presente in loco, Athenaion, destiano a indicare tutta la punta estrema della penisola, che tuttavia conservò spiccati caratteri ellenistici anche in epoca romana, quando fu detta Promontorium Minervae, nome che appare sulla Tabula Peutingeriana (sec. IV), accanto alla prima rappresentazione grafica del tempio.
Solo nel I sec. dell’Impero Romano riuscì a imporsi l’elemento latino, con l’arrivo di eminenti patrizi venuti a trascorrervi ozi e villeggiatura in sontuose dimore.
In quei tempi non vi furono centri abitati di notevole importanza, ma è da ricordare la presenza di veterani di Augusto come assegnatari di pezzi di terra da coltivare. Intanto, prendevano corpo le prime aggregazioni sociali, che stentatamente creavano altre attività parallele a quelle agricole, pur restando queste ultime assolutamente preponderanti. Sorgevano i primi nuclei residenziali che in seguito diedero vita ai casali detti poi villaggi, e infine frazioni, che oggi, di certo molto più consistenti per estensione e per numero di abitanti, formano l’assetto socio-amministrativo del Comune. (1)
Nel periodo medievale la storia di Massa è imprescindibilmente legata a quella di Sorrento essendone suo ducato.
Da sottolineare è il modo in cui nel corso dei secoli il paese abbia assunto sempre più una propria indipendenza economica, staccandosi dalla sola fonte di reddito agricola, a ciò ha contribuito il fatto che fosse scelta sempre più come luogo di residenza estiva di nobili.
Essendo, come detto precedentemente, un territorio particolarmente esposto fu oggetto di numerosi attacchi dal mare, ed è per questo che il paesaggio della costa è caratterizzato dalle numerose torri di avvistamento che sono tutt’ora presenti.
L’attacco più efferato fu l’invasione del 1558 ad opera dei turchi che devastarono e depredarono l’intera penisola sorrentina e in particolar modo la cittadina lubrense. Numerosi abitanti vennero rapiti e schiavizzati e solo in una piccolissima parte riuscirono a essere riscattati.
Come se non bastasse, la popolazione fu ulteriormente decimata, dopo appena un secolo, dalla peste del 1656.
Con grande forza di volontà e impegno riuscirono però a riprendersi e far fiorire le proprie attività, facendo della propria posizione punto di forza soprattutto per il commercio via mare.
Da quel momento inizia la svolta (2) che porterà alla fiorente situazione attuale che vede Massa Lubrense quale principale meta turistica e culturale di migliaia di avventori ogni anno.
A Massa Lubrense capita, non raramente, di imbattersi in diversi cognomi che sembrano decontestualizzati dalla realtà partenopea, bensì di chiaro rimando sardo. Tanto per citarne alcuni Zuddas, Piras, Guadagnuolo, etc.
Il tutto è collegato ad un episodio storico capitato agli inizi del 1900, nel 1910 per l’esattezza, e cioè quando, in linea con la cosiddetta Questione Meridionale, vennero impiantati gli stabilimenti siderurgici a Bagnoli.
Lo stabilimento necessitava di pietra calcarea fortemente presente nella zona di Massa (basti pensare ai candidi costoni di Jeranto o Puolo), ma mancava mano d’opera specializzagta adatta all’estrazione di questa materia. Fu allora che vennero assunti numerosi “cavatori” provenienti dalle province sarde, in particolare da Selargius (Cagliari), che, una volta giunti qui, si innamorarono del paese e deciso di metter su famiglia…
1 Cfr. Luigi Sigismondi, Breve storia di Massa Lubrense scritta da Luigi Sigismondi: dalle prime presenze in penisola all’era contemporanea, https://www.massalubrenseturismo.it/massa-lubrense/storia-di-massa-lubrense/
2 Per approfondimenti sul periodo tardo medievale e moderno si può consultare il testo disponibile on line di Gennaro Maldacea, Storia di massa Lubrense, http://www.comunemassalubrense.gov.it/storicBooksArchive/pdf/Gennaro%20Maldacea.pdf
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